La prima strada carrozzabile attraverso le Alpi

Alla vigilia della rivoluzione dei trasporti
Alla vigilia della rivoluzione dei trasporti

Quella del Passo del Sempione, aperta nel 1805, è la prima strada carrozzabile alpina. La utilizzano le diligenze postali finché non saranno soppiantate dai treni. Sulla destra, il portale in costruzione della galleria ferroviaria del Sempione, ultimata nel 1905, preannuncia l’avvento di una concorrenza rivoluzionaria. (circa 1903, FFS Historic)

Nelle discussioni sulla Nuova ferrovia transalpina non mancano mai i riferimenti alla lunga tradizione delle vie di comunicazione che attraversano le Alpi svizzere. Nel Medioevo importanti mulattiere permettono di varcare il San Gottardo e i passi delle Alpi bernesi e vallesane. Nel 1805 viene ultimata la prima strada carrozzabile di valico del Sempione. Negli anni 1820 si costruisce anche sul San Gottardo: i tornanti della Tremola sono tuttora una delle opere di maggior prestigio dell'ingegneria stradale d'alta montagna. Negli anni 1860 l'Axenstrasse assicura un collegamento diretto con il passo anche da nord. Con l'avvento del turismo e della motorizzazione nel periodo interbellico, la strada ritrova tutta l'importanza che aveva in parte perso con l'apertura delle linee ferroviarie del San Gottardo (1882), del Sempione (1905) e del Lötschberg (1913).

« Non si viaggia per arrivare, ma per viaggiare. »

Johann Wolfgang von Goethe, Lettera a Caroline Herder, 5.09.1788

Sprengung an der Axenstrasse und andere

1933-1934, FFS Historic

Sprengung an der Axenstrasse und andere

Brillamento sull'Axenstrasse e altri temi, 1933-1934 (FFS Historic)

La NFTA e le vie di comunicazione storiche della Svizzera fino al XIX secolo

Fonte: Inventario federale delle vie di comunicazione storiche della Svizzera (IVS). Carta: Archivio federale svizzero.

Fonte: Inventario federale delle vie di comunicazione storiche della Svizzera (IVS). Carta: Archivio federale svizzero.

Fonte: Inventario federale delle vie di comunicazione storiche della Svizzera (IVS). Carta: Archivio federale svizzero.

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